L’utilizzo di un’autogrù è un’operazione che può sembrare semplice a chi la osserva da fuori, ma chi lavora davvero nei cantieri sa bene quanto ogni dettaglio faccia la differenza. Tra questi, la valutazione del terreno è uno degli aspetti più critici e troppo spesso sottovalutati. Prima ancora di parlare di portata, braccio telescopico o configurazione degli stabilizzatori, è il suolo che si ha sotto ai piedi a determinare se un sollevamento sarà sicuro o se potrà trasformarsi in un problema serio.
Il terreno non è mai “solo terreno”. Può essere compatto, soffice, umido, drenante, ghiaioso, asfaltato ma deteriorato, oppure misto, come spesso accade nei cantieri urbani o nelle aree industriali. Capire la sua reale capacità di sopportare il peso di un’autogrù e delle sue manovre è fondamentale perché, a differenza di altri mezzi, qui non si parla soltanto di stabilità: si parla di sicurezza per le persone, delle strutture circostanti e dell’attrezzatura stessa.
Uno degli errori più comuni è dare per scontato che un suolo apparentemente solido sia anche resistente. L’asfalto, ad esempio, può cedere sotto carico concentrato, soprattutto in estate, o quando sotto lo strato superficiale ci sono vuoti o riempimenti poco compattati. Anche i terreni in ghiaia o misti possono sembrare affidabili a prima vista, ma nascondere zone morbide o punti non uniformi che, sotto il peso di una macchina da diverse tonnellate, possono creare inclinazioni improvvise. Le autogrù moderne hanno sistemi di controllo avanzati, ma nulla può compensare un terreno che non regge.
La valutazione non deve limitarsi alla zona dove appoggiano gli stabilizzatori. È importante controllare tutto l’area di manovra: accesso, spazi di rotazione, pendenze, ostacoli e perfino eventuali vibrazioni dovute al traffico vicino. Ogni irregolarità può amplificare il rischio quando la gru è in fase di sollevamento. Un terreno non uniforme può portare a carichi sbilanciati, che a loro volta riducono la capacità operativa e aumentano l’oscillazione del braccio.
Molto utile è anche la verifica della documentazione geotecnica quando disponibile, oppure l’analisi del terreno tramite prove di carico o stime basate sull’esperienza del responsabile operativo. Non serve sempre una perizia complessa, ma serve buon senso e la capacità di riconoscere quando il terreno potrebbe non essere adatto. In questi casi, l’utilizzo di piastre di ripartizione o basamenti aggiuntivi diventa indispensabile. Distribuire il peso in modo uniforme è spesso la differenza tra un’operazione tranquilla e un cedimento pericoloso.
Un altro aspetto da non trascurare riguarda le condizioni meteo. La pioggia può trasformare terreno portante in una superficie instabile in poche ore. Anche l’umidità residua, la presenza di falde superficiali o gli sbalzi termici possono incidere sulla capacità del suolo di sostenere carichi elevati. Per questo molti operatori esperti controllano il terreno non solo al momento del posizionamento, ma anche durante le fasi del lavoro.
In cantieri complessi, il coordinamento tra gruista, capocantiere e responsabile della sicurezza è fondamentale. Mettere in comune informazioni sul tipo di terreno, sul peso da sollevare e sulla configurazione della macchina riduce gli imprevisti e rende tutto più fluido. A volte basta un sopralluogo più accurato per evitare errori che potrebbero costare tempo, denaro e rischi inutili.
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