Il mondo delle costruzioni e della movimentazione pesante sta vivendo una trasformazione silenziosa ma profonda. Tra le innovazioni più interessanti degli ultimi anni troviamo le autogrù a guida autonoma, una soluzione che promette di rivoluzionare un settore storicamente legato a competenze manuali e operatori esperti. Ma siamo davvero pronti a lasciare che siano sensori, algoritmi e intelligenza artificiale a sollevare carichi di tonnellate?
Chi lavora nel settore sa bene quanto la gestione di un’autogrù richieda precisione, esperienza e sangue freddo. La tecnologia autonoma, però, sta facendo passi da gigante. Grazie a radar, telecamere a 360 gradi e sistemi di intelligenza artificiale in grado di elaborare migliaia di dati al secondo, le nuove autogrù possono muoversi, posizionarsi e operare in autonomia o con un intervento umano minimo. In pratica, l’operatore potrebbe trasformarsi più in un supervisore remoto, pronto a intervenire solo in caso di imprevisti.
Uno dei vantaggi più evidenti è l’aumento della sicurezza in cantiere. Gli incidenti legati alla movimentazione dei carichi pesanti sono ancora troppi, spesso causati da errori umani o da stanchezza dopo ore di lavoro ripetitivo. Un sistema autonomo riduce questi rischi, mantenendo sempre alta l’attenzione sulle condizioni dell’area di lavoro, sulla stabilità del terreno e sulle eventuali interferenze. Inoltre, la precisione di calcolo di un software supera di gran lunga quella di qualsiasi operatore, specialmente in condizioni meteo sfavorevoli o in spazi ristretti.
Anche i tempi di lavoro possono ridursi. Un’autogrù autonoma non si ferma, non deve fare pause e può operare in orari notturni, dove consentito. Questo significa cantieri più veloci e costi operativi potenzialmente più bassi, un aspetto che interessa moltissimo imprese di costruzioni e aziende di logistica pesante. C’è però un rovescio della medaglia: l’investimento iniziale. I modelli attuali, dotati di tecnologia autonoma, costano sensibilmente di più rispetto alle macchine tradizionali. Bisogna capire se la riduzione dei costi di gestione e dei tempi di fermo macchina riuscirà a compensare questa spesa.
Non va sottovalutato nemmeno l’impatto sul personale. Autogrù senza conducente significano meno operatori specializzati? O piuttosto nasceranno nuove figure professionali in grado di programmare, monitorare e manutenere questi colossi automatizzati? Probabilmente la risposta è nel mezzo: la tecnologia non sostituirà del tutto l’uomo, ma cambierà radicalmente le competenze richieste. E questo potrebbe essere un passaggio non semplice per un settore che fatica già oggi a trovare giovani disposti a formarsi come gruisti.
Da non trascurare, infine, la questione normativa. In molti Paesi le leggi sulla guida autonoma sono ancora limitate all’automotive. Portare un sistema simile su un mezzo industriale pesante richiede norme specifiche sulla sicurezza, sulla responsabilità in caso di incidente e sulla certificazione delle tecnologie. E come spesso accade, l’innovazione tecnologica corre più veloce della burocrazia.
Mentre i prototipi vengono testati nei cantieri di mezzo mondo, molti operatori guardano con curiosità ma anche con un pizzico di scetticismo. Del resto, vedere una gru di 80 tonnellate muoversi da sola fa ancora un certo effetto.
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